Jannik Sinner in rottura con la famiglia: “Non posso credere che i miei genitori abbiano messo da parte mio fratello”
In un’intervista che ha lasciato i fan sbalorditi, il campione italiano Jannik Sinner ha espresso un profondo malessere nei confronti della sua famiglia, in particolare dei suoi genitori. “Non posso credere che i miei genitori abbiano messo da parte mio fratello dopo tutto l’amore che abbiamo condiviso come una famiglia per anni,” ha dichiarato con voce rotta dall’emozione.
La dichiarazione è arrivata dopo la finale del torneo di Roma, dove Sinner ha perso contro Carlos Alcaraz. Ma più del risultato sportivo, ciò che ha colpito è stato il tono personale e accorato del suo discorso post-partita. Secondo fonti vicine al tennista, il fratello minore di Sinner, Marc, sarebbe stato escluso da alcuni eventi familiari e professionali, generando tensioni interne.
“Abbiamo sempre vissuto come una squadra. Mio fratello era il mio primo compagno di allenamento, il mio confidente. Vederlo messo da parte mi spezza il cuore,” ha aggiunto Sinner, visibilmente provato.
La famiglia Sinner, originaria di San Candido, è sempre stata descritta come unita e riservata. I genitori, Hanspeter e Siglinde, hanno sostenuto Jannik fin dai suoi primi passi nel mondo del tennis, permettendogli di trasferirsi a Bordighera a soli 14 anni per allenarsi con Riccardo Piatti. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni, divergenze recenti avrebbero incrinato questo equilibrio.
I fan si sono divisi: alcuni sostengono il diritto di Sinner di esprimere il suo dolore, mentre altri invitano alla cautela, sottolineando che le dinamiche familiari sono complesse e spesso non visibili dall’esterno.
Al momento, né i genitori né il fratello hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali. Ma l’episodio ha acceso i riflettori su un lato più umano e vulnerabile del giovane campione, che fino ad ora aveva mostrato solo determinazione e compostezza.
Resta da vedere se questa frattura familiare influenzerà il suo rendimento in campo. Ma una cosa è certa: dietro ogni atleta c’è una storia personale che merita ascolto e comprensione.